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domenica 29 aprile 2012
giovedì 18 febbraio 2010
Giardini di Mirò - Il fuoco (2009) - Unhip Records
Finalmente ho acquistato l'ultima fatica discografica dei Giardini di Mirò. Il Fuoco.[Anche se lo avevo già scaricato]. Dopo mesi di tentennamenti e "sacrifici economici" ce l'ho fatta. L'album è uscito a luglio del 2009 per la Unhip Records. Mi ero un pò allontanato da questa sublime band. Ma con l'uscita del nuovo lavoro nato dalla sonorizzazione del film di Giovanni Pastrone - Il Fuoco(adattamento dal l'omonimo romanzo di D'Annunzio) - film muto datato 1915, ho ritrovato nuovamente delle emozioni che mi hanno riportato a sei,sette anni fa quando sentii per la prima volta "Rise and fall of academic drifting". Il disco si presenta come uno scrigno di emozioni che ci catapulta in un contesto retrò (legato sopratutto al film) ma che mantiene ben saldi i legami con il panorama musicale contemporaneo, grazie alle sonorità sempre vive e odierne dei giardini. Nella prima parte (la favilla) troviamo classiche ambientazioni chitarristiche che hanno sempre contraddistinto il gruppo. La favilla 2 composizione a dir poco soave (che ascoltata come si deve), porta l'ascoltatore a pensieri pieni d'immagini ed un trasporto emotivo come da tempo non si provava. Ma è con la seconda parte che assistiamo a qualcosa di inusuale per la band. L'inizio della vampa è un sogno-allucinazione ad occhi aperti. La traccia iniziale si sussegue tra delicate escrescenze elettroniche e micro inserzioni strumentali pseudo-improvvisative. Tutto cambia quando sentiamo da lontano l'avvicendarsi di un tempo 4/4 - sotto una voce monocromatica - che pian piano riporterà in auge le chitarre di mirò. Qui vi è il fulcro fiammeggiante dell'album, con queste pulsazioni quasi kraut-motorik accompagnate leggiadramente dalle chitarre e dal susseguirsi finale di questa bordata di rumore in piena compagnia del violino. La vampa si affievolisce trasformandosi in cenere, i suoni si decompongono in perfetta scuola noise-shoegaze,e i violini ammordiscono questa materia fiammeggiante. La vampa è compiuta e la cenere trova spazio in un desolante riposo per pianoforte minimale,scandito dal timpano,dalle melodie della chitarra e tromba e dalle incursioni di glockenspiel e voce. La fine (la cenere 2) è un leggerissimo risorgere, riappare spazzolante la batteria, gli altri strumenti anche loro a coda riemergono pacificamente,ma è un inganno. Il commiato in un cinquettio sinistro di suoni schizofrenici ci presenta la fine di tutto. Un album molto intimista che non si discosta però molto da ciò che il gruppo ha fatto in questi anni, parlo di alcune sonorità. Quel quid in più lo possiamo trovare come già menzionato prima,in un uso più massiccio dell'elettronica,del noise e chiamiamola per dire così "libera improvvisazione". Non è un capolavoro assoluto ma il nostro bisogno di emozioni ci ringrazierà.
x (La Favilla 1)
xx (La Favilla 2)
xxx (La Favilla 3)
xxxx (La Favilla 4)
xxxxx (La Favilla 5)
xxxxxx (La Favilla 6)
xxxxxxx (La Favilla 7)
∞ (La Vampa 1)
∞∞ (La Vampa 2)
∞∞∞ (La Vampa 3)
† (La Cenere 1)
†† (La Cenere 2)
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