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mercoledì 22 agosto 2012

La Piramide Di Sangue - Tebe (Sound of Cobra - Boring Machines, 2012)




 Non si ferma l'italiota saga della psichedelia esoterica occulta, portata avanti da un gruppo sotterraneo (ma fino a un certo punto) di artirti italiani (Father Murphy, Mamuthones, Heroin in Tahiti, Cannibal Movie, Squadra Omega, Spettro Family, Orfanado) che con un forte desiderio di elevare il sound italiano verso altri luoghi sta mettendo su sabbath, oracoli e riti con una cifra sonora meritevole e che in un certo qual senso mancavano dai tempi della sensibilità “spaghetti prog”. A coadiuvare questo “movimento” ci stanno etichette, operatori del settore e giornalisti tra cui udite udite Simon Reynolds, il quale si dovrebbe ringraziare per i toni di stima per la nuova “scena” presenti nel suo blog; e nonché per il coraggioso lavoro di ricerca e promozione, l'etichetta Boring Machines.


Difatti, sempre rimanendo nel contesto della suddetta etichetta, oggi avremo a che fare con “Tebe”, il primo album dei Piramide Di Sangue - gruppo progetto di Stefano Isaia aka Gianni Giublena Rosacroce (già voce dei Movie Star Junkies) - in cui è attorniato da altri sei musicisti già Love Boat e Vermillion Sands. Una piccola premessa è data fare, l'album ha già un suo piccolo propedeutico predecessore, ovvero la cassetta “La Piramide Di Sangue” (2010) a nome dello stesso Gianni Giublena, uscita per la Avant! Records.


Ma veniamo all'album. Esso ha per dichiarazioni ufficiali della band influenze che partono da Sun Ra, sviano per il kraut, gli Art Ensemble Of Chicago e arrivano fino al noise e alla psichedelia. Ma c'è di più, qui siamo letteralmente in territori pre-sahariani, in stanze di muezzin imbandite di narghilè dove accendere sonici culti mediterranei a qualche dio pagano della musica e capire se suddetti dei ci reputano, appunto, degli sperimentatori o degli amanti della retromania. I sinuosi movimenti di arabesco del clarinetto presenti nell'album ci accarezzano l'ascolto, le chitarre e gli effetti noisy che stanno a increspare e contornare il discorso combattono (si fa per dire) con la sezione ritmica che si rivela come la parte dell'ensemble più presente e in avanscoperta. L'album scorre tra una composizione e l'altra come se le tracce o tutto album avessero addosso un famelico segreto che vorrebbe rivelarsi solo per pochi adepti o per coraggiosi iniziati.


Un sound esoterico o qualcosa di più accessibile quindi? L'arcano mistero sta nel compenetrare insieme l'afflato rock, noise e le sonorità “etno-mediterranee”, zigane (tzigane) o zingare e compattarle in qualcosa di unico: Tebe, per l'appunto; predecessori come East Of Eden in Inghilterra ed Embryo e Agitation Free nella di Alemannia (area krauta, ma guarda un po') avevano già fatto scuola negli anni settanta con gli stessi ingredienti, difatti.


Sicuramente, una piacevolissima uscita discografica, da avere a tutti costi se volete. Ma poi non vi lamentate, se è il vuoto quello che ci circonda, la curiosità orsù ci salverà.


Viva la psichedelia italiana, viva la psichedelia tutta. Salam aleikum.


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