E quindi un bel
giorno mi son svegliato da un piccolo grande letargo (si fa per dire) e ho
deciso di scrivere questa intervista: protagonisti, i Fuzz Orchestra. La
motivazione principale per la quale l’ho messa al mondo , oltre quella riguardante
il mio acceso apprezzamento nei confronti del loro lavoro, è che il loro ultimo
album, Morire Per La Patria, gira sui
miei apparecchi emanatori di suono da quando è praticamente uscito: un disco
bellissimo. Ha anche lasciato un solco ben impresso nei miei ascolti e nelle mie
preferenze musicali del trascorso duemila dodici.
Quindi, andando oltre i convenevoli, mi sarà concesso
affermare che il gruppo è una delle realtà musicali più interessanti ed
eclettiche del panorama italiano. Anzi, dico di più, e giustamente non sono
neanche il primo ad affermarlo: il lavoro rappresenta la migliore uscita
discografica italiana degli ultimi dodici mesi. Tale affermazione potrebbe
sembrare esagerata, ma non credo sia così.
Vuoi mettere il fuoco a volontà di un hard rock, in modalità panzer, di derivazione sabbathiana,
con ricercatezze doom e stoner, che va a
braccetto con citazioni cinematografiche pasoliniane e petriane da un parte, nonché
una ludica ripresa di certa musica leggera italiana, e dall’altra un immenso
immaginario politico che evoca voglia di autoriflessione, riscatto, sdegno . Sì,
per l’appunto , riscatto e un senso critico
circa i punti interrogativi della storia italiana, ma anche di umanità ed
esseri umani che non si riducono a monadi e non cedono al Moloch.
Ecco, questa è una piccola summa dell’immaginario artistico della
band, ma per carpire meglio alcuni passaggi che possibilmente ancora non hanno avuto
risposta, v’inoltro alla sottostante intervista. Una piacevole
chiacchierata telematica con la Fuzz Orchestra:
è tutta vostra.
- I feedback positivi e di apprezzamento relativi al
vostro ultimo album, Morire per la patria (Wallace Records – Villa Inferno
Records) - 2012, stanno raggiungendo una cifra considerevole e una fetta di
pubblico che prima, possibilmente, neanche vi conosceva o mostrava interesse
nei vostri confronti. Voi, a proposito, a quasi due mesi dall’uscita
dell’album, come vedete e giudicate questo crescendo mediatico nei confronti
della Fuzz Orchestra?
Ovviamente lo
giudichiamo positivamente; quello che ci fa più piacere è tuttavia vedere che
il nostro pubblico si sta allargando, anche in conseguenza di questo maggior
interesse mediatico.
- Il recente
cambio di line up alla batteria, esce Marco Mazzoldi entra Paolo Mongardi
(ZEUS! – Fulkanelli – Ronin), ha cambiato qualcosa nel vostro approccio
compositivo in studio e al momento dei concerti?
Direi che il cambio
di batterista ha inciso più che altro sul nostro sound in generale: Marco è più
'70s ed istintivo mentre Paolo ha un approccio e ascolti più moderni.
- Ascoltando
interamente i vostri tre album ci si accorge, ovviamente, della presenza di
elementi cinematografici d’autore (Elio Petri, Corrado Farina, Pier Paolo
Pasolini, Giuliano Montaldo), inserti musicali prelevati dalla musica popolare
e leggera italiana, documenti d’archivio
d’epoca (sentire Agosto 80 dal primo
album “Fuzz Orchestra” (2007) per rendere l’idea) e di “semplici” field recordings”. C’è un
metodo (sempre se ci sia) nella scelta dei suddetti elementi? Cambiano in qualche
maniera la composizione dei vostri pezzi?
Non c'è un vero e
proprio metodo, viene usato materiale che pensiamo possa adattarsi alla
struttura dei pezzi e al messaggio che si intende veicolare in un dato momento.
Prima nasce l'idea musicale, poi si aggiunge il contributo; poi capita che si
debba ritornare sulla struttura musicale per adattarla al meglio al contributo
stesso.
- Sicuramente il vostro far politica, presente nelle
vostre composizioni , fa pensare e genera spirito critico, meno male. Io mi
sono soffermato sull’interrogativo se sia più un “giocare”, da parte vostra, su certe tematiche o estetiche, come hanno
fatto o fanno, per fare degli esempi CCCP o Offlaga Disco Pax, oppure ci sia un
vero intento e obiettivo nel promulgare certi “messaggi” politici all’interno della vostra musica.
Quindi, potete chiarire questo mio piccolo dubbio? Come è questa storia?
E' nostro preciso
interesse veicolare un messaggio che ha valore di per sé, non ci interessa
giocare o farne una questione estetica. Abbiamo le nostre idee e ci sembra
naturale comunicarle.
- Leggendo parecchio materiale sul vostro conto sul web
- recensioni, interviste o commenti ad
alcuni vostri video caricati qui e lì - ho notato che non si fa quasi mai
riferimento alle vostre esperienze musicali precedenti alla Fuzz Orchestra, in questo caso mi
riferisco ai Bron Y Aur (di cui facevano parte
Fabio Ferrario e Luca Ciffo). Cosa ne pensate di questa “mancanza” giornalistica?
Cosa è rimasto oggi (a parte i Fuzz Orchestra) di quella, a parer mio,
sottovalutata esperienza musicale?
Quella dei BYA è
stata un'esperienza altamente formativa: ci ha indicato cosa NON bisogna fare
quando si è in una band. Mi spiego: siamo convinti di aver fatto dei buoni e, a
volte, ottimi dischi, ma tutto il resto della gestione della band è stata
caratterizzata da una scarsissima lucidità: le idee su cosa fare e come
muoversi non erano per niente chiare e, d'altronde, scarsissime erano anche
altre realtà ed esperienze cui fare riferimento. Ti posso quindi dire che trovo
del tutto comprensibile che la parabola dei BYA abbia lasciato tracce molto
scarse nella memoria collettiva.
- Il vostro impatto estetico è, in un certo qual senso,
molto curato; dai vestiti sul palco, le copertine dei dischi, le magliette, i
social network e il web. Soprattutto, ho
notato la nuova meravigliosa (mandala fuzz) copertina di Morire per la patria.
Ve ne siete occupati voi della realizzazione o c’è qualcuno dietro , esterno al
gruppo? Com’è nata?
Delle grafiche si è
sempre occupato Fiè (Fabio Ferrario). E' una cosa che fa parte della nostra
modalità di lavoro, che ha a che fare con l'avere il pieno controllo di tutti
gli aspetti della nostra attività.
- I vostri dischi, quando vengono alla luce, escono per
svariate etichette. Penso, alla Wallace Records, alla defunta Bar La Muerte di Bruno
Dorella e la Boring Machines, ecc, ecc. A parte, le ovvie ragioni di espandere
a più ampio raggio la visibilità e la vendita dei vostri dischi, c’è
qualcos’altro dietro la fedeltà a certe suddette etichette? Cosa vi ha legato,
così, nel tempo?
Con Mirko di
Wallace siamo amici da molti anni e lui ha sempre apprezzato molto le nostre
produzioni. Lo stesso dicasi per Bruno di Bar la Muerte. Con Boring Machines ,
come con Brigadisco, EFT (Escape From
Today) e altre, la collaborazione è più recente e penso che durerà finché la
stima reciproca sussisterà.
- É innegabile che da quando la Fuzz Orchestra è in
vita, ha intrapreso una saga concertistica on the road decisamente non
irrilevante. Tour negli States nel 2010, centinaia di date tra l’Italia e
l’Europa tra il 2007 e oggi. Anche
pensando a Paolo Mongardi , per
l’appunto, che è dentro ad altri ben due pregevoli progetti musicali (Ronin,
Fulkanelli). Come conciliate questa fittissima attività professionale con la
vostra vita?
Da un paio di anni
abbiamo deciso di fare della musica la nostra principale attività, quindi non
dobbiamo più preoccuparci di conciliarla con il “lavoro fisso”. D'altro canto
ognuno di noi si organizza a modo suo per sbarcare il lunario con altre
attività.
- Tra i tanti pezzi del vostro repertorio, ci sono due
pregevoli cover che la dicono lunga sulle vostre influenze musicali e relativo
sound, parlo di Volo Magico di
Claudio Rocchi (intitolata da voi Volo
Fuzz n.1) e Behind The Wall Of Sleep
(ecchelodicoafare) dei Black Sabbath.
Semplice, perché avete scelto proprio questi pezzi?
In realtà le cover
sono tre: sul primo disco c'è un pezzo di Mina: “Eclisse twist”, ribattezzata
per l'occasione “Eclisse Fuzz”. Sono pezzi che ci piacciono, specchi piuttosto
fedeli, a nostro parere, dell'epoca in cui furono scritti: il boom dei '60 e la
scoperta dell'Oriente dei primi '70. Dato che nei nostri dischi ci piace anche
ricreare il mood di un'epoca, ci è sembrato naturale sceglierli. La cover dei
Sabbath ci è stata chiesta per una compilation di cui poi si sono perse le
tracce.
- Una domanda di rito che faccio, quasi, a ogni gruppo:
avete in cantiere la realizzazione, anche a basso budget, di un video?
Sì, ci stiamo
lavorando proprio in questo periodo.
- Ed ora la domandona che tutti ci aspettavamo: ma dove
sta andando la Fuzz Orchestra? E date le parecchie collaborazioni nella
registrazione dell’ultimo album (Enrico Gabrielli e Xabier Iriondo solo per
citare due nomi), c’è una lontana possibilità, in un futuro prossimo o lontano,
che si aggiunga qualcun altro all’ensemble fuzzico
del gruppo?
Dove stiamo andando
di preciso non lo sappiamo nemmeno noi: diciamo che stiamo lavorando, e molto,
per far arrivare la nostra musica a più gente possibile. Ci piacerebbe molto
espandere il nostro vocabolario di suoni anche in fase live: vedremo se, quando
e come accadrà.
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