Visualizzazione post con etichetta guy debord. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta guy debord. Mostra tutti i post

giovedì 19 agosto 2010

Guy Debord - La Società dello spettacolo






La vittoria sarà di coloro che avranno saputo provocare il disordine senza amarlo.


Malgrado il suo radicalismo, Guy Debord è spesso citato sia come contestatore che come grande pubblicitario. Le personalità dello spettacolo spesso lo omaggiano pubblicamente, nonostante egli sia stato in realtà uno dei loro più acerrimi nemici. Ma allora chi è stato Guy Debord? Non è stato un filosofo in senso stretto, benché alcuni lo definiscano un metafisico (es. il filosofo francese Phlippe Sollers). Il termine più appropriato per definirlo è quello di stratega : «stratega della rivoluzione» o «stratega della sovversione», si può affermare senza ombra di dubbio che Guy Debord ha segnato la storia del XX secolo.

Guy Debord nasce il 28 dicembre 1931 a Parigi presso una famiglia di industriali caduti in rovina. Suo padre, Martial Debord, muore quando Guy ha appena 4 anni. Sua madre, molto giovane al momento del parto, si disinteressa dell’educazione del figlio, di cui si occuperà invece la nonna.

La sua opera più conosciuta è La società dello spettacolo, pubblicata per la prima volta nel 1967 a Parigi. L’idea centrale di questo testo è la trasformazione della vita in rappresentazione. Nella nostra società mercificata tutto è riconducibile alla trasformazione della merce in spettacolo, la quale ricopre la superficie del mondo e il suo immischiamento nei rapporti sociali più intimi, falsificando la percezione del reale. Lo spettacolo permette la schiavitù e separa le masse dal reale. Guy Debord giunge a sostenere anche il contrario: «Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso». Debord riflette sul peso delle rappresentazioni, delle immagini, sul nostro modo di apprendere la realtà, che non può essere prevista nella nostra società dello spettacolo. Lo spettacolo è il regno delle immagini, tuttavia il pensiero situazionista non può essere limitato esclusivamente ad una critica del mondo dominato dalle immagini.

In modo più ampio si può considerare che la società spettacolare è «l’ultima tappa del capitalismo sulla vita». Ultima tappa dopo aver alienato gli uomini, trasformando il loro “essere” in “avere”, lo spettacolo trasforma l’”avere” in “apparenza”. Questo libro è considerato come uno dei motori del Maggio 1968 e nel 1973 darà origine al suo quarto film.

Nel 1957, 10 anni prima, Guy Debord aveva fondato con altri autori (Michèle Bernstein, Giuseppe Pinot Gallizio, Piero Sismondo, Elena Verrone, Asger Jor e Walter Olmo) l’Internazionale Situazionista (IS), risultato in parte di due movimenti artistici: l’Internazionale Lettrista e del Comitato Psicogeografico di Londra. L’IS è l’incontri di diversi intellettuali che hanno per scopo quello di sviluppare una critica della società capitalista in opposizione ai dogmi ideologici, ma attenzione per Debord si tratta di mettere «La rivoluzione al servizio della creazione e non l’inverso…». L’IS nasce il 27 luglio 1957 nella piccola cittadina di Cosio D’Arroscia (Italia) con il programma ambizioso di divenire <arte con una creatività generalizzata>>. Ben che impieghino una retorica marxista, i situazionisti rifiutano tanto il marxismo quanto l’anarchismo. E’ situazionista quello che non si rivendica come tale perché non ci sono dottrine d’interpretazione dei fatti esistenti, non ci sono ideologie. Ci sono delle situazioni, situazioni che possono essere costruite. Raoul Vaneigem parlerà della rivoluzione della vita quotidiana, agire e costruire dei momenti di vita piuttosto che annullarsi nella passività. Piuttosto che interpretare le situazioni che coinvolgono l’uomo, come hanno sempre fatto filosofi e artisti, i situazionisti propendono per la costruzione di situazioni. Ben che si allontanino da qualsiasi ideologia, queste idee possono essere assimilate all’esistenzialismo di Jean-Paul Sartre, che redigerà più opere a questo proposito a partire dal 1947. I situazionisti, malgrado il loro nome, non sono partigiani della situazione presente. Hanno un’importante coscienza del posto che ha un’idea nella storia delle idee e semplicemente nella storia. Così, dopo essere stati considerati degli estremisti, sia in campo politico che in quello artistico, nel 1972 decidono di sciogliere il movimento.

Debord continuerà a scrivere e a realizzare film fino al suo suicidio avvenuto nel 1994.


La teoria del "détournement"

Una delle teorie situazioniste è quella del “détournement” elaborata da Guy Debord e Gil Wolman nel saggio “Metodi di Detournement” pubblicato per la prima volta nella rivista surrealista belga «Les levres nues», n. 8, Bruxelles, 1956.

Anche se letteralmente la traduzione in italiano del termine “détournement” sarebbe “deviamento”, in realtà il significato del termine è a metà strada tra l’idea di deviazione e l’atto del dirottamento. Una parola italiana con molte analogie è depistaggio. Il détournement è strettamente collegato all’altra teoria situazionista della "decontestualizzazione" che comporta il cambiamento del contesto comunicativo dell’opera.

Il détournement rappresenta il diniego situazionista della proprietà intellettuale e consiste nella riappropriazione di frammenti discorsivi di altri autori, riconvertendoli, in modo anche deformato, in altri contesti di significato. Ha un valore “anti-arte” nella misura in cui, essendo l’arte alla base dello spettacolo, essa si contrappone alla vita, immobilizza e reifica, ostacolando la comunicazione diretta tra gli individui. Ed in questa visione, non può esistere un'arte situazionista ma solo un uso situazionista dell’arte.

Anche l'arte usa il détournement, ma c'è una differenza. Mentre il détournement artistico conduce alla creazione di una nuova opera d'arte, quello situazionista, facendo uso di una vera e propria azione "anti o no-copyright" nell’avvalersi delle suddette opere, conduce ad una negazione dell'arte, soprattutto per la connotazione di comunicazione immediata che contiene. Si tratta cioè di decontestualizzare la provenienza e di inserirla in un nuovo insieme di significati che attribuisca un nuovo valore ma totalmente slegato da tutte quelle caratteristiche che contraddistinguono le merci in un sistema capitalistico e con l'espressa rinuncia al diritto d'autore, si collocava l'opera nel Pubblico dominio. Raoul Vaneigem, ad esempio, che è stato uno dei partecipanti all'Internazionale Situazionista, includeva nelle sue opere la seguente premessa: «Poiché persistiamo nella nostra inimicizia verso le regole della proprietà, ancorché intellettuale, questo testo non è sottoposto ad alcun copyright, sicché è riproducibile ovunque, anche senza citare la fonte».

Scrivono testualmente Debord e Wolman nel loro saggio “Metodi di Detournement”:

«Nella fase di guerra civile in cui ci troviamo, l'arte e la creazione in generale dovrebbero servire esclusivamente motivi partigiani, e ciò è necessario per finirla con qualsiasi nozione di proprietà privata in queste aree. Detournement è la libera appropriazione delle creazioni altrui. Detournement è decontestualizzazione. Va da sé che uno non è limitato al correggere lavori esistenti o integrare diversi frammenti di lavori scaduti in una nuova opera: si può altresì alterare il significato di questi frammenti in qualunque modo, lasciando gli imbecilli al loro profuso mantenimento delle virgolette».

Il cinema di Debord 

 

Il cinema di Debord (Debord non accettò mai alcuna catalogazione entro ambiti ristretti, di conseguenza nemmeno quella di regista) affonda le proprie radici nel suo rifiuto di ogni tipo di alienazione. Già nel 1951 un gruppo di lettristi costringe gli organizzatori del Festival di Cannes a proiettare il film Traité de bave et d’éternité, diretto dal loro leader Isidore Isou. L’anno successivo, il 30 giugno 1952, al cine club del Musée de l’Homme di Parigi, sarà invece l’opera prima di Debord, Hurlements en faveur de Sade, ad irrompere sulla scena. Si tratta di un film non-film o di un anti-film: niente immagini, niente trama: solo voci e pause alternate al bianco e nero dello schermo. Il film termina con 24 minuti di schermo nero.In questa maniera Debord intende affermare che la sua volontà distruttiva di questa forma d’arte, poiché egli pensa che il cinema offra al pubblico nient’altro che vite sostitutive. 

Successivamente realizza altre opere utilizzando il cosiddetto détournement (si potrebbe tradurre in italiano con "depistaggio"), in cui brani di film o di testi vengono riassemblati con lo scopo di dar loro un nuovo significato (si pensi al programma televisivo Blob). Debord considerava il cinema come una macchina commerciale e uno strumento di pacificazione sociale. Per questo nei suoi film compaiono le sue idee rivoluzionarie, in cui le immagini sono considerate invasive, poiché ogni forma di rappresentazione spettacolare non è altro che un impoverimento rispetto alla complessità e intensità della vita. I suoi film (o non-film) sono quindi dei veri e propri manifesti della negazione della società.

I video sono facilmente rintracciabili su you tube oppure si può scaricare il film(sempre con sottotitoli italiani) interamente da emule.