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giovedì 21 febbraio 2013

Un Wall of Doom di Gioia e Rivoluzione. Intervista ai Fuzz Orchestra.




E quindi un bel giorno mi son svegliato da un piccolo grande letargo (si fa per dire) e ho deciso di scrivere questa intervista: protagonisti, i Fuzz Orchestra. La motivazione principale per la quale l’ho messa al mondo , oltre quella riguardante il mio acceso apprezzamento nei confronti del loro lavoro, è che il loro ultimo album, Morire Per  La Patria, gira sui miei apparecchi emanatori di suono da quando è praticamente uscito: un disco bellissimo. Ha anche lasciato un solco ben impresso nei miei ascolti e nelle mie preferenze musicali del trascorso duemila dodici.


 Quindi,  andando oltre i convenevoli, mi sarà concesso affermare che il gruppo è una delle realtà musicali più interessanti ed eclettiche del panorama italiano. Anzi, dico di più, e giustamente non sono neanche il primo ad affermarlo: il lavoro rappresenta la migliore uscita discografica italiana degli ultimi dodici mesi. Tale affermazione potrebbe sembrare esagerata, ma non credo sia così.


 Vuoi mettere il fuoco a volontà di un hard rock,  in modalità panzer, di derivazione sabbathiana, con ricercatezze doom e stoner,  che va a braccetto con citazioni cinematografiche pasoliniane e petriane da un parte, nonché una ludica ripresa di certa musica leggera italiana, e dall’altra un immenso immaginario politico che evoca voglia di autoriflessione, riscatto, sdegno . Sì, per  l’appunto , riscatto e un senso critico circa i punti interrogativi della storia italiana, ma anche di umanità ed esseri umani che non si riducono a monadi e non cedono al Moloch. 


Ecco, questa  è una  piccola summa dell’immaginario artistico della band, ma per carpire meglio alcuni passaggi che possibilmente ancora non hanno avuto risposta, v’inoltro alla sottostante intervista. Una piacevole chiacchierata  telematica con la Fuzz Orchestra: è tutta vostra.



- I feedback positivi e di apprezzamento relativi al vostro ultimo album, Morire per la patria (Wallace Records – Villa Inferno Records) - 2012, stanno raggiungendo una cifra considerevole e una fetta di pubblico che prima, possibilmente, neanche vi conosceva o mostrava interesse nei vostri confronti. Voi, a proposito, a quasi due mesi dall’uscita dell’album, come vedete e giudicate questo crescendo mediatico nei confronti della Fuzz Orchestra?


Ovviamente lo giudichiamo positivamente; quello che ci fa più piacere è tuttavia vedere che il nostro pubblico si sta allargando, anche in conseguenza di questo maggior interesse mediatico.


-  Il recente cambio di line up alla batteria, esce Marco Mazzoldi entra Paolo Mongardi (ZEUS! – Fulkanelli – Ronin), ha cambiato qualcosa nel vostro approccio compositivo in studio e al momento dei concerti?


Direi che il cambio di batterista ha inciso più che altro sul nostro sound in generale: Marco è più '70s ed istintivo mentre Paolo ha un approccio e ascolti più moderni.


-  Ascoltando interamente i vostri tre album ci si accorge, ovviamente, della presenza di elementi cinematografici d’autore (Elio Petri, Corrado Farina, Pier Paolo Pasolini, Giuliano Montaldo), inserti musicali prelevati dalla musica popolare e leggera italiana, documenti  d’archivio d’epoca (sentire Agosto 80 dal primo album “Fuzz Orchestra” (2007) per rendere l’idea)  e di “semplici” field recordings”. C’è un metodo (sempre se ci sia) nella scelta dei suddetti elementi? Cambiano in qualche maniera la composizione dei vostri pezzi?


Non c'è un vero e proprio metodo, viene usato materiale che pensiamo possa adattarsi alla struttura dei pezzi e al messaggio che si intende veicolare in un dato momento. Prima nasce l'idea musicale, poi si aggiunge il contributo; poi capita che si debba ritornare sulla struttura musicale per adattarla al meglio al contributo stesso.


- Sicuramente il vostro far politica, presente nelle vostre composizioni , fa pensare e genera spirito critico, meno male. Io mi sono soffermato sull’interrogativo se sia più un “giocare”, da parte vostra,  su certe tematiche o estetiche, come hanno fatto o fanno, per fare degli esempi CCCP o Offlaga Disco Pax, oppure ci sia un vero intento e obiettivo nel promulgare certi “messaggi”  politici all’interno della vostra musica. Quindi, potete chiarire questo mio piccolo dubbio? Come è questa storia?


E' nostro preciso interesse veicolare un messaggio che ha valore di per sé, non ci interessa giocare o farne una questione estetica. Abbiamo le nostre idee e ci sembra naturale comunicarle.


- Leggendo parecchio materiale sul vostro conto sul web - recensioni,  interviste o commenti ad alcuni vostri video caricati qui e lì - ho notato che non si fa quasi mai riferimento alle vostre esperienze musicali precedenti  alla Fuzz Orchestra, in questo caso mi riferisco ai Bron Y Aur (di cui facevano parte  Fabio Ferrario e Luca Ciffo). Cosa ne pensate di questa “mancanza” giornalistica? Cosa è rimasto oggi (a parte i Fuzz Orchestra) di quella, a parer mio, sottovalutata esperienza musicale?


Quella dei BYA è stata un'esperienza altamente formativa: ci ha indicato cosa NON bisogna fare quando si è in una band. Mi spiego: siamo convinti di aver fatto dei buoni e, a volte, ottimi dischi, ma tutto il resto della gestione della band è stata caratterizzata da una scarsissima lucidità: le idee su cosa fare e come muoversi non erano per niente chiare e, d'altronde, scarsissime erano anche altre realtà ed esperienze cui fare riferimento. Ti posso quindi dire che trovo del tutto comprensibile che la parabola dei BYA abbia lasciato tracce molto scarse nella memoria collettiva.



- Il vostro impatto estetico è, in un certo qual senso, molto curato; dai vestiti sul palco, le copertine dei dischi, le magliette, i social network e il web. Soprattutto,  ho notato la nuova meravigliosa (mandala fuzz) copertina di Morire per la patria. Ve ne siete occupati voi della realizzazione o c’è qualcuno dietro , esterno al gruppo? Com’è nata?


Delle grafiche si è sempre occupato Fiè (Fabio Ferrario). E' una cosa che fa parte della nostra modalità di lavoro, che ha a che fare con l'avere il pieno controllo di tutti gli aspetti della nostra attività.


- I vostri dischi, quando vengono alla luce, escono per svariate etichette. Penso, alla Wallace Records, alla defunta Bar La Muerte di Bruno Dorella e la Boring Machines, ecc, ecc. A parte, le ovvie ragioni di espandere a più ampio raggio la visibilità e la vendita dei vostri dischi, c’è qualcos’altro dietro la fedeltà a certe suddette etichette? Cosa vi ha legato, così, nel tempo?


Con Mirko di Wallace siamo amici da molti anni e lui ha sempre apprezzato molto le nostre produzioni. Lo stesso dicasi per Bruno di Bar la Muerte. Con Boring Machines , come con Brigadisco,  EFT (Escape From Today) e altre, la collaborazione è più recente e penso che durerà finché la stima reciproca sussisterà.


- É innegabile che da quando la Fuzz Orchestra è in vita, ha intrapreso una saga concertistica on the road decisamente non irrilevante. Tour negli States nel 2010, centinaia di date tra l’Italia e l’Europa tra il 2007 e oggi.  Anche pensando  a Paolo Mongardi , per l’appunto, che è dentro ad altri ben due pregevoli progetti musicali (Ronin, Fulkanelli). Come conciliate questa fittissima attività professionale con la vostra  vita? 


Da un paio di anni abbiamo deciso di fare della musica la nostra principale attività, quindi non dobbiamo più preoccuparci di conciliarla con il “lavoro fisso”. D'altro canto ognuno di noi si organizza a modo suo per sbarcare il lunario con altre attività.


- Tra i tanti pezzi del vostro repertorio, ci sono due pregevoli cover che la dicono lunga sulle vostre influenze musicali e relativo sound, parlo di Volo Magico di Claudio Rocchi (intitolata da voi Volo Fuzz  n.1) e Behind  The Wall Of Sleep (ecchelodicoafare) dei Black Sabbath.  Semplice, perché avete scelto proprio questi pezzi?


In realtà le cover sono tre: sul primo disco c'è un pezzo di Mina: “Eclisse twist”, ribattezzata per l'occasione “Eclisse Fuzz”. Sono pezzi che ci piacciono, specchi piuttosto fedeli, a nostro parere, dell'epoca in cui furono scritti: il boom dei '60 e la scoperta dell'Oriente dei primi '70. Dato che nei nostri dischi ci piace anche ricreare il mood di un'epoca, ci è sembrato naturale sceglierli. La cover dei Sabbath ci è stata chiesta per una compilation di cui poi si sono perse le tracce.


- Una domanda di rito che faccio, quasi, a ogni gruppo: avete in cantiere la realizzazione, anche a basso budget, di un video?


 Sì, ci stiamo lavorando proprio in questo periodo.


- Ed ora la domandona che tutti ci aspettavamo: ma dove sta andando la Fuzz Orchestra? E date le parecchie collaborazioni nella registrazione dell’ultimo album (Enrico Gabrielli e Xabier Iriondo solo per citare due nomi), c’è una lontana possibilità, in un futuro prossimo o lontano, che si aggiunga qualcun altro all’ensemble fuzzico del gruppo?


Dove stiamo andando di preciso non lo sappiamo nemmeno noi: diciamo che stiamo lavorando, e molto, per far arrivare la nostra musica a più gente possibile. Ci piacerebbe molto espandere il nostro vocabolario di suoni anche in fase live: vedremo se, quando e come accadrà.




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